Sono state promanate nuove linee guida della Endocrine Society per rispondere ai molti e complessi problemi implicati nella gestione della crescente popolazione degli anziani diabetici.
Come illustrato da Derek LeRoith della Icahn School of Medicine di New York, membro del comitato per le linee guida, per molti decenni non è stata prestata una grande attenzione agli anziani diabetici in quanto si presumeva che essi fossero caratterizzati da una speranza di vita limitata, ma oggi è noto che i soggetti fra i 60 ed i 70 anni possono sopravvivere anche oltre i 90 anni, e pertanto la prevenzione delle complicazioni a lungo termine acquista importanza per loro, esattamente quanto i problemi a breve termine.
Il documento sostiene lo screening regolare di diabete e prediabete negli anziani, che consentirebbe di intervenire tempestivamente, ed inoltre data l’eterogeneità dello stato di salute degli anziani diabetici esse propongono un contesto strutturato per aiutare i medici ad individualizzare gli obiettivi del trattamento.
Uno dei problemi principali consiste nell’evitare l’ipoglicemia. Un soggetto settantenne ipoglicemico potrebbe cadere e fratturarsi un’anca, e quindi è necessario prestare attenzione al sovra-trattamento, analogamente a quanto accade per l’ipertensione.
Le altre co-morbidità correlate all’invecchiamento trattate dalle linee guida comprendono sarcopenia, fragilità, disfunzioni cognitive, riduzione dell’aderenza alla terapia e perdita di indipendenza nelle attività quotidiane, ed inoltre vengono discusse sia le cardiopatie che le nefropatie.
Il campo di copertura delle nuove linee guida rispecchia quello delle linee guida ADA/AGS del 2012, ma esse enfatizzano la gestione dell’ipertensione e della lipidemia, nonché il ruolo del paziente come consulente del medico.
Secondo alcuni esperti il documento presenta alcune limitazioni, come ad esempio alcuni valori di riferimento forniti per alcune categorie di anziani che non sarebbero sostenuti dalle evidenze, oppure il fatto che non siano presenti istruzioni specifiche per la semplificazione dei regimi terapeutici, come sarebbe invece raccomandato per pazienti con speranza di vita limitata, deficit cognitivi e/o co-morbidità multiple.
Sarebbe inoltre necessario effettuare una distinzione fra l’assistenza prestata in ospedale e quella prestata in casa di cura, ed inoltre, per quanto le linee guida contengano un paragrafo sulla gestione dei pazienti con diabete di tipo 1, secondo alcuni questi pazienti meriterebbero linee guida separate, dato che le evidenze specifiche non sono molte e l’assistenza a lungo termine rappresenta un problema in questa popolazione.