I pazienti con insufficienza cardiaca sistolica stabile traggono beneficio dall’esercizio aerobico a prescindere dal livello iniziale di attività fisica, come emerge da un’analisi secondaria dello studio HF-ACTION, condotto su 1.494 pazienti.
Questo risultato si applica probabilmente a pazienti di un’ampia gamma di livelli di forma iniziale, anche se lo studio non ha investigato specificamente questo punto, come affermato dall’autore Jerome Fleg del National Institutes of Health statunitense. I pazienti con insufficienza cardiaca stabile dunque dovrebbero essere incoraggiati a prendere parte ad esercizi aerobici regolari, idealmente tramite un programma di riabilitazione cardiaca supervisionato.
Nello studio HF-ACTION l’esercizio fisico è risultato associato ad un miglioramento dei sintomi, della mortalità complessiva e dei ricoveri nei pazienti con insufficienza cardiaca, nonché ad una riduzione della mortalità per cause cardiovascolari e dei ricoveri specifici per insufficienza cardiaca.
L’esercizio proposto consisteva in deambulazione o cyclette supervisionati 3 volte alla settimana seguiti da esercizio domiciliare da effettuarsi preferibilmente 5 giorni alla settimana per 40 minuti a sessione al 60-70% della riserva di frequenza cardiaca.
Per quanto alcuni studi abbiano esaminato la correlazione fra livelli iniziali di attività e risposta all’esercizio nei pazienti con coronaropatie stabili, il presente studio è stato il primo ad esaminare questa correlazione nei pazienti con insufficienza cardiaca cronica.
Alcuni esperti affermano che sia difficile istituire programmi d’esercizio che ottengano risultati a lungo termine nella pratica clinica, ed anche nel presente studio l’aderenza all’esercizio era sub-ottimale, ma alcune strategie moderne come l’uso dei contapassi, gli accelerometri e la ripetuta interazione con altri, potrebbero aiutare ad ottenere risultati a lungo termine migliori.
Ad esempio il recente studio IPP ha dimostrato che i pazienti infartuati coordinati da assistenti alla prevenzione e che facevano uso di insegnamenti personalizzati e strategie telemetriche per 12 mesi hanno ottenuto risultati significativamente migliori rispetto all’assistenza convenzionale nel controllo prolungato dei fattori di rischio e nella qualità della vita. Questo genere di programmi andrebbe aperto a tutti i pazienti con insufficienza cardiaca, a prescindere dal loro livello di attività abituale.