Un grande studio osservazionale cinese, appena pubblicato sulla rivista Neurology, ha mostrato un legame fra i principali disturbi del sonno e un aumento del rischio di eventi cardiovascolari e cerebrovascolari, come infarto e ictus.
Un dato che, secondo gli esperti, dovrebbe spingere a valutare meglio il rischio cardiaco in persone giovani con problemi di insonnia, anche in assenza di altri fattori di rischio. Inoltre, lo studio suggerisce che un adeguato trattamento dei disturbi del sonno possa avere effetti positivi anche sulla prevenzione cardiovascolare.
Lo studio
I ricercatori hanno attinto ai dati da uno studio prospettico di coorte, che ha reclutato 487.220 adulti dai 30 ai 79 anni d’età, in 10 aree della Cina. Tutti i partecipanti alla partenza dello studio non avevano cardiopatie, ictus pregresso o tumori.
Sono stati valutati con appositi questionari tre disturbi del sonno: la difficoltà ad addormentarsi e a mantenere il sonno, il risveglio precoce, i disturbi durante il giorno collegati alla carenza di sonno.
Durante un follow up che si è protratto per quasi 10 anni sono stati documentati 130.032 casi di patologie cardiovascolari (CVD). L’analisi dei dati, dopo correzione per i diversi fattori di rischio ha mostrato che ognuno dei tre sintomi di disturbo del sonno faceva aumentare il rischio di cardiopatia ischemica e ictus. In particolare il risveglio precoce aumenta del 7% il rischio CV, la difficoltà ad addormentarsi o mantenere il sonno lo aumenta del 9% e i disturbi diurni del 13%. I partecipanti con tutti e 3 i sintomi presentavano un rischio maggiore del 18% di CVD, del 22% di ipertensione, del 10% di ictus ischemico, rispetto agli adulti senza problemi di sonno.
Le associazioni tra 3 sintomi di sonno disturbato e l’incidenza di CVD erano più forti nei giovani adulti e in quelli senza ipertensione all’inizio dello studio.
Gli autori concludono che i tre sintomi dell’insonnia, da soli o in combinazione, vanno considerati un fattore di rischio indipendente per le malattie cardiovascolari.
I commenti
Tra i primi commenti apparsi su questo studio c’è quello di James Burke, neurologo dell’Università del Michigan (Usa), che invita a valutare con cautela i risultati di questo studio, perché la grande quantità di persone e di dati rende difficile valutare in che misura sia proprio l’insonnia responsabile dell’aumento del rischio cardiaco.
Julio Fernandez-Mendoza, specialista di disturbi del sonno del Penn State College of Medicine, Hershey, Pennsylvania (Usa) fa notare che lo studio suggerisce uno screening più attento di soggetti tra i 30 e i 49 anni che hanno disturbi del sonno, anche in assenza di fattori di rischio come l’ipertensione