Un gruppo di ricercatori norvegesi e finlandesi ha condotto uno studio con l’obiettivo d’indagare se i cambiamenti nella dieta in età media possano essere associati con il rischio di demenza più tardi nella vita.
I dati analizzati nello studio sono stati raccolti tra quelli provenienti da un ampio studio di popolazione (n = 2000 – al basale età media di 56 anni) noto con l’acronimo CAIDE (Cardiovascular Risk Factors, Aging, and Dementia). Successivamente i partecipanti sono stati invitati a ritornare al controllo per 2 volte (età media = 70 e 78 anni).
Si procedeva valutando la qualità della dieta (autosegnalata dai partecipanti) in una coorte (n = 341) della popolazione reclutata (follow-up totale medio = 16,8 anni). Inoltre sono stati misurati i cambiamenti in componenti dietetici specifici, avvenuti nella media età (grassi, verdure, zucchero, sale). Sono stati poi considerati i casi nei quali è intervenuta una diagnosi di demenza. Tutte le analisi sono state aggiustate per i potenziali fattori confondenti.
Si è così dapprima evidenziato che i cambiamenti dietetici complessivi effettuati nella media età (miglioramento della qualità dei grassiconsumati, aumento del consumo di verdura, riduzione dello zucchero e del sale) erano significativamente associati a un ridotto rischio di demenza (OR = 0,41). Tuttavia, quando ogni fattore è stato valutato singolarmente, le associazioni non erano più significative.
I risultati di questo studio evidenziano l’importanza delle raccomandazioni nutrizionali, con più componenti sinergici, nella popolazione di media età per la prevenzione del rischio di demenza in età avanzata.