Il consumo giornaliero di Omega-3 riduce il rischio di infarto, morte per coronaropatia o altre cause cardiovascolari ma non di ictus. Queste le conclusioni di una metanalisi condotta dalla Harvard T.H. Chan School of Public Health e dal Brigham and Women’s Hospital.
Si tratta dell’aggiornamento di una metanalisi precedente cui sono stati aggiungi i dati di altri tre trial: Vital, sino a oggi il più ampio mai condotto sugli omega 3, Ascend e Reduce-it. La popolazione esaminata è stata così di circa 130 mila persone totali, provenienti nel complesso da 13 trial randomizzati, maschi per il 60% dei casi, un’età media al basale di 64 anni, Bmi 28 Kg/m2 e follow up di 5 anni. Nel 40% dei casi si trattava di diabetici, mentre il 72% utilizzava farmaci anti-colesterolo al momento dell’arruolamento. La dose di omega 3 variava, nei diversi trial, tra 376 e 4.000 mg/die.
Il consumo giornaliero di Omega-3 determinava un minor rischio di eventi cardiovascolari, eccetto l’ictus, rispetto al placebo, con un 8% in meno di infarto o morte per malattia coronarica. Un effetto nettamente dose-risposta che suggerisce un dosaggio consigliato sopra gli 840 mg/die.
“Si tratta della meta-analisi con le informazioni più aggiornate relative agli effetti della supplementazione di Omega-3 sul rischio di eventi cardiovascolari”, dice Yang Hu, del dipartimento di nutrizione della Harvard Chan School e tra gli autori dello studio. “Abbiamo infatti potuto riscontrare significativi esiti protettivi, con un evidente effetto dose-risposta”.
Così Joann Manson, capo della divisione di medicina preventiva presso il Brigham and Women’s Hospital e coordinatore dello studio Vital sugli omega-3: “Sebbene sia sempre opportuno insistere su un maggior consumo di pesce, una dieta sana, maggiore attività fisica e l’adozione di altri stili di vita benefici per la salute del cuore, questo studio suggerisce che l’integrazione con omega-3 può svolgere un ruolo importante in pazienti selezionati“.