Le donne che seguono programmi medici per smettere di fumare avrebbero la metà delle probabilità di successo rispetto agli uomini. È quanto emerge da uno studio presentato al Canadian Cardiovascular Congress (CCC) 2019, che si è concluso a Montréal, lo scorso 27 ottobre.
Lo studio si basa su un’analisi retrospettiva che ha incluso 233 pazienti, afferenti al St. Michael’s Hospital di Toronto (Canada), tra il 2008 e il 2018.
L’età media dei pazienti era di 56 anni e il 35% era di sesso femminile. I partecipanti hanno riferito di fumare in media 18 sigarette al giorno, nell’arco di un periodo medio di 37 anni. Due terzi (66%) avevano dislipidemia, il 66% ipertensione, il 44% aveva una malattia coronarica e il 28% aveva depressione o ansia.
I partecipanti hanno ricevuto consulenza medica personalizzata e, se necessario, prescrizione di farmaci, come terapia sostitutiva alla nicotina. Dopo sei mesi, 58 (25%) dei partecipanti hanno smesso di fumare e 68 (29%) hanno ridotto il numero giornaliero di sigarette di oltre il 50%.
Nell’analisi regressiva il sesso femminile è risultato un fattore indipendente per il successo del programma, con il 50% di probabilità in meno rispetto a quello maschile.
“Nel nostro studio, le donne avevano una prevalenza più alta di ansia o depressione rispetto agli uomini (41% contro il 21%), che potenzialmente ha disturbato il processo di cessazione del fumo – ha detto l’autrice dello studio Carolina Gonzaga Carvalho, del St. Michael’s Hospital – Anche i fattori ormonali o sociali avere svolgere un ruolo. Il nostro studio osservazionale non può indicare una causa, ma mostra la necessità di prevedere analisi di genere e trattamenti specifici per i due sessi. ”
Anique Ducharme, Presidente del comitato per il programma scientifico del CCC 2019, ha dichiarato:
“Questo studio fornisce importanti spunti per aiutare il medico a discutere della cessazione del fumo con i propri pazienti. È fortemente necessario un approccio specifico di genere, al fine di ottenere buoni risultati anche per le donne, affrontando l’eventuale presenza di ansia o depressione, fattori ormonali e sociali che sembrano tutti avere un ruolo.”